Le grandi trasformazioni urbane della seconda metà del XVIII secolo
La “strada nuova” o “Carolina” (per la dedica nel 1768 alla regina del Regina di Napoli e Sicilia), rappresentata nella pianta di Bernardino Bongiovanni (1774), attraverso spianamenti e demolizioni guidate da Francesco Battaglia, apriva la città oltre le mura, era il cantiere urbano più ambizioso della città e forse fu anche la ragione del trasferimento a Caltagirone nel 1769 dell’architetto siracusano Natale Bonaiuto. Un decennio dopo, quest’ultimo assunse al ruolo di protagonista e di guida del rinnovamento cittadino, subentrando a Battaglia nella carica di architetto della città e mettendosi al servizio di nuove istanze.
Le grandi trasformazioni urbane della seconda metà del XVIII secolo
La veduta di Caltagirone del tardo Settecento mostra le ultime azioni urbane dell’età barocca, intraprese dal Senato Cittadino: dal ponte si diparte un nuovo tracciato: la via Carolina, caratterizzata da tondi e slarghi monumentali.
Il carcere
Nel 1777 l’architetto Natale Bonaiuto progettò il carcere cittadino dopo la bocciatura del disegno proposto da Francesco Battaglia. Si tratta di un’architettura massiccia, il cui prospetto, realizzato completamente in pietra a vista, è scandito da paraste ioniche giganti. Il bugnato militaresco compare nel basamento e ritorna a fasce negli archivolti delle aperture superiori, definendone il carattere severo, che negli stessi documenti del tempo doveva apparire necessario, quando se ne indica la manifattura “a guisa di castello”.
Il carcere
Il disegno del carcere mostrava una diretta connessione formale con le finalità e la destinazione d’uso. Per un architetto del secondo Settecento la sfida diventava quella di adeguare linguaggio e funzione, impegno agevolato anche da nuovi repertori incisi (per esempio le centinaia di tavole di Jean François de Neufforge).
Il Monte dei Pegni
Dal 1783 l’architetto venne impegnato nella costruzione del Monte di Pietà, una istituzione bancaria che era in diretta dipendenza del Senato e prossima al palazzo stesso. Anche qui era necessario riflettere nell’architettura sia la magnificenza cittadina che la solidità dell’istituzione. Forse in accordo con i Giurati si scelse un celebre modello palladiano, il prospetto di Palazzo Porto, inciso da Bertotti Scamozzi (Link, vedi immagine A). Anche nella ovvia e diretta relazione con una fonte a stampa, Bonaiuto mostra comunque di sapere offrire risposte contemporanee alle richieste della committenza.
Il Monte dei Pegni
Il Monte dei Pegni di Caltagirone è uno degli esempi più interessanti di un passaggio non traumatico tra tardobarocco e neo-classicismo. Natale Bonaiuto, nato e formatosi in un contesto totalmente diverso, avvertiva l’esigenza di un rinnovamento, ma non rinunciava del tutto a elementi tradizionali, come i timpani a omega.
Il Teatrino
Nel pendio di un poggio elevato, lungo la via Carolina, Bonaiuto progettò delle terrazze sovrapposte, collegate da scale e rampe arricchiti da sedili e pannelli di maiolica (commissionati nel 1787). Si tratta di un‘opera di rilevante valenza urbana che veniva completata da una loggia con colonne (ricostruita in stile, nel Novecento, dopo un crollo nel 1862). Dal “teatrino” si godeva una vista privilegiata della città e l’opera rileva perfettamente i caratteri di una società aristocratica ma tendenzialmente aperta alle mode, in compiaciuta autocelebrazione.
Il Teatrino
Il gusto dei tondi e dei teatrini pubblici era stato avviato già dal predecessore di Bonaiuto, Francesco Battaglia lungo la via Carolina, ma quest’opera consacra la dimensione laica e civile di una nuova società non più esclusivamente relazionata con la chiesa e la religione.
Tra locale e internazionale
Le opere di Natale Bonaiuto riflettono le nuove ambizioni rappresentative della città e del suo gruppo dirigente. Per questo, l’architetto coniugava sapientemente i modelli internazionali più alla moda, le stampe francesi e italiane che stavano esautorando e criticando il barocco, con la secolare tradizione locale. In questo modo, anche grazie ai suoi progetti e in particolare al Teatrino, l’artigianato della maiolica, che tanto doveva alla opulenta fase settecentesca, riuscì ancora una volta a rinnovarsi e a partecipare attivamente al progresso.
Tra locale e internazionale
Più volte, nel corso degli ultimi secoli, l’identità urbana di Caltagirone è stata ribadita e sottolineata dalla continuità di uso e applicazione della ceramica. L’attività di Bonaiuto rientra in questa serie, e il suo percorso di progettista sembra proprio concludersi con questa accettazione della vera anima cittadina.