A nord della città storica, a poche centinaia di metri, la chiesa e il convento di San Pietro dei frati Minori Osservanti prima (e Riformati dal 1578) costituiscono un nodo identitario primario per Piazza. Il complesso sorge dall’anno 1500 lungo la vecchia strada che portava da Palermo a Siracusa, per secoli la più importante della Sicilia. Oggi, dopo i livellamenti realizzati alla fine dell’Ottocento, la domina da un sagrato più alto di qualche metro dove svetta una croce in pietra che riporta la data 1606, anno della ristrutturazione del convento. I Francescani, presenti in città fin dal XIII sec., la presidiarono massicciamente con quattro conventi maschili e due femminili.
Il Pantheon della città
Marco Trigona, barone che morendo nel 1598 lasciò tutti i suoi averi per costruire la chiesa Madre, individuò tra i beneficiari anche i Minori di San Pietro perché in quella chiesa aveva fatto seppellire la moglie Laura De Assoro. Da quel momento alcune delle famiglie nobili più importanti la scelsero per le loro cappelle: i Sanfilippo duchi di Grotte, i Trigona di Cimia, i Boccadifuoco, i Trigona di Gatta, i Polizzi che arricchirono la chiesa di importanti opere d’arte. Nel 1624 il viceré Emanuele Filiberto di Savoia la dichiarò “chiesa di regio patronato”. A causa del prestigio che ne derivò divenne il Pantheon della città.
I tesori di pittura e scultura
Dentro la chiesa, nella cappella dei baroni di Cimia, è stato posto l’affresco staccato dalla chiesa preesistente al 1500 che raffigura un’icona di Maria SS. Delle Grazie, detta la “Madonna del merco” (merco vuol dire pietra) perché si narra che, colpita con un sasso da un ebreo, cominciò a sanguinare dal punto d’impatto. L’arco della cappella è di Antonuzzo Gagini. Sullo stesso lato, all’inizio della navata (ma non è la sua collocazione originaria), una Immacolata concezione e Santi di Mario Minniti. Di fronte, nella cappella dei Boccadifuoco un meraviglioso crocifisso ad altezza naturale di frate Umile da Petralia.
Il convento disvelato
Il convento di San Pietro è da sempre legato indissolubilmente a Piazza: infatti fu costruito a spese della Città. Piccolo in un primo momento, ampliato nel 1550, qualche anno dopo ebbe il suo chiostro, costruito tra il 1562 e il 1566. Concesso ai Riformati si annesse la selva sulla collina adiacente facendone un orto botanico. Tra il 1622 e il 1639 il chiostro fu ristrutturato e impreziosito, successivamente, da un ricco ciclo di affreschi con scopi didattici che vennero dipinti su quelli preesistenti. Ne rimane uno interessantissimo che raffigura il Giudizio sanguinario dei Giudei. Il convento, diventato zona militare dopo il 1867, è stato restituito alla città, dopo impegnativi restauri, nel 2016, disvelandosi alla comunità nella sua serena bellezza.
Un affresco enigmatico
L’affresco del Processo a Gesù detto anche del Giudizio sanguinario dei Giudei vede al centro Caifa il sommo sacerdote con il copricapo tipico a mezzaluna e una piastra al collo con dodici pietre che rappresentano le dodici tribù di Israele. Gesù è alla sua sinistra, con il capo chino. Ai lati una folla di personaggi ciascuno con un cartiglio che riporta la frase attribuita nelle sacre scritture: una sorta di antico fumetto. Da un lato coloro che sono per la condanna di Gesù; dall’altra gli innocentisti. All’estrema destra di chi guarda c’è, seduto su una ricca poltrona, Ponzio Pilato. Così l’affresco mette insieme due fatti diversi: il processo nel sinedrio e la sentenza di Pilato. Forse per attribuire la colpa della condanna agli ebrei.
Sagrato più alto
A partire dagli anni Settanta dell’ottocento tutte le strade urbane e le principali strade extraurbane furono livellate per renderle “atte alla ruota”, cioè percorribili da carri e carrozze che erano sempre più diffusi. Il livellamento spesso implicava lo spianamento dei dossi, dando origine a originali soluzioni spaziali come il sagrato sopraelevato di San Pietro.
Trigona di Cimia
La cappella dei Trigona di Cimia è impreziosita da un arco ricco di bassorilievi elegantissimi. Lo scolpì nel 1612 Antonio Gagini, detto Antonuzzo. All’interno, sul sarcofago destro, un bellissimo ritratto su lastra di rame del barone Giuseppe, morto il 19 ottobre 1613.
Maria SS. Delle Grazie
L’affresco apparteneva alla chiesetta preesistente all’insediamento dei francescani. Fu collocato nella cappella dei baroni di Cimia nel 1609. L’autore è probabilmente un elegantissimo pittore spagnolo, Luca di Galizia, autore anche della Madonna dalla Faccia Grande a S. Andrea.
Mario Minniti
Il committente di Mario Minniti, amico e allievo di Caravaggio, fu incaricato nei primi anni del Seicento di dipingere una immacolata con Sant’Antonio da Padova fu un Sanfilippo, duca di Grotte che si fece ritrarre in basso a sinistra rivolto verso chi guarda. E’ stato collocato nell’altare Saffila, costruito nel 1693, dopo i restauri di fine XX sec.
Fra’ Umile da Petralia
Si narra che Giovanni Pontorno, conosciuto come fra’ Umile da Petralia, per voto avesse scolpito 33 crocifissi in legno, uno per ogni anno di Cristo. Le sue bellissime scultura rivoluzionarono l’arte siciliana impregnandola di realismo. Il volto del Crocifisso che si trova nella cappella Boccadifuoco mostra la sofferenza serena di Cristo.