Il monte Mira, la collina alta poco più di 720 metri sulla quale si trova Piazza, è lambita a nord e sud da due torrenti, il Rocca e il Riana, affluenti del Gela le cui sorgenti si trovano qualche chilometro più a nord. Proprio alla base dell’altura i due corsi d’acqua convergono nel fiume. Da quell’altopiano, come in un sistema di avvistamento simile a quello delle torri costiere, si inquadra nitidamente verso sud-ovest il piano Marino con Piazza Vecchia e il “castello di Ruggero”, il monte Mangone che domina la Villa del Casale e verso nord il monte Sambuco, dove nasce il fiume, e il monte Moliano. Si controlla, dunque, il territorio per qualche chilometro sia verso le sorgenti che verso valle. Un territorio ricchissimo d’acqua e, dunque, di vegetazione e favorevole all’agricoltura.
La rifondazione della città
La Piazza attuale è stata fondata nella seconda metà del XII sec.. Non si sa esattamente quando, ma la città, con una qualche attendibilità, ha scelto come data il 1163. L’impianto di fondazione segue lo schema “a lisca di pesce” tipico di diverse città di fondazione dello stesso periodo nel sud della Francia e nel nordovest dell’Italia. Due anni prima, nel 1161, la città era stata rasa al suolo da re Guglielmo perché la sua nobiltà gli si era ribellata. Ma la città distrutta era nello stesso luogo? Probabilmente si, ma sicuramente c’era un villaggio anche sui resti della villa del Casale e, poco a nord di Piazza, vicino al Gran Priorato di Sant’Andrea. Si può immaginare che tutti siano stati rasi al suolo, che la città sia stata ricostruita nel sito migliore e che vi sia stata trasferita anche la popolazione di altri villaggi, compresa quella dei Palatia, cioè che abitava sui resti della Villa. Ecco anche l’origine del nome: da Palatia a Platia.
Un impianto complesso
L’apice del monte Mira è occupato dalla Cattedrale che guarda alla parte più antica della città, distesa sul fianco occidentale della collina. Verso est l’impianto urbano non è regolare come quello di fondazione, ma “a fuso”. Vuol dire che le strade sono curvilinee e convergono verso luoghi precisi che corrispondono alle porte del muro di cinta della città, costruito a metà del Trecento. Con questa cinta vengono inglobati gli insediamenti spontanei nati fuori dalle prime mura e alcuni edifici religiosi (da San Domenico alla Commenda dei cavalieri di S. Giovanni di Rodi). Più a est della porta orientale (la posta S. Giovanni) è il quartiere del Casalotto che fino alla fine del 500 non apparteneva alla città. A fare da cerniera la piazza gen. Cascino realizzata nel 1940, che per tutto il secolo è stato il centro moderno della città. Oggi il centro storico ricopre poco più di un quarto della superficie urbana.