San Paolo è una figura simbolo nell’isola, apostolo delle genti, la sua peregrinatio è ricordata negli Atti degli Apostoli, laddove appare chiaro il rapporto tra le terre che si affacciano nel Mediterraneo, come la Sicilia e Malta. In entrambe le isole, San Paolo è considerato un taumaturgo miracoloso che incute timore al popolo e nel contempo lo accompagna nelle fatiche, nei lavori di campagna e, con i suoi poteri e scongiuri, allontana le malattie. San Paolo è presente in ogni faccenda giornaliera e si radica nella tradizione popolare attraverso le guarigioni dei Ciarauli presso Palazzolo Acreide. Erano guaritori in possesso di una investitura che discende direttamente da San Paolo. Venivano chiamati tali gli uomini nati nella notte del 24 Gennaio, i quali presentavano sotto la loro lingua una forma simile ad uno scorpione. Essi vivevano, operavano e guarivano nel nome di San Paolo. In passato, durante la processione in onore del santo, i ciarauli indossavano una “cuddura” sul capo a forma di serpente e recavano in mano una biscia. Inoltre si benedivano i mazzi di lavanda, ritenuta sacra al Santo e si offrivano al popolo i pani votivi, a forma di serpente, come protezione dal morso degli stessi durante il periodo della mietitura.
Le piante di San Paolo: alloro e lavanda
I Ciarauli operavano con erbe medicinali, lasciavano nelle case dei contadini piante e intingoli che, da secoli, avevano assunto una funzione apotropaica come l’alloro e la lavanda, ritenute sacre a San Paolo. Una pianta conosciuta fin dall’antichità per mantenere la bellezza e la salute del corpo è infatti la lavanda che veniva usata per la cura della congiuntivite ed inoltre le nostre nonne usavano immergere i fiori in acqua distillata e poi, con dei fazzoletti di cotone, la applicavano sul viso per ringiovanire la pelle e allontanare le rughe. Nel giorno di San Paolo, mazzetti di lavanda vengono benedetti e portati nelle case dei fedeli con funzione apotropaica. La pianta infatti è considerata un amuleto che protegge da disgrazie, ossessioni e demoni ed è anche un talismano che propizia prosperità e fecondità. Durante la festività si ripeteva tale giaculatoria:
San Paulu u primuciaraulu
Attaccatimi a chistu
Pilusancu di Cristu
Attaccatulubedduattaccatu
Comu nu canuzzumarturiatu
(San Paolo
Il primo ciaraulu
Legatemi questo serpente
Per il sangue di Cristo
Legatelo stretto stretto
Come un cagnolino ben legato)
Nelle nostre campagne l’uso di bruciare l’alloro era legato alla credenza che questi fuochi avrebbero allontanato i serpenti. La pianta infatti era sacra a San Paolo e per allontanare le vipere dalle case si recitava questo ciarmu: “San Paulumacciariaddauru,spina pungenti, nunmuzzicari a mia ne autri genti”(San Paolo, pianta di alloro, spina pungente, fa che i serpenti non mordano né me e né altre persone).
San Sebastiano a Palazzolo
Il culto di San Sebastiano, compatrono della città di Siracusa, seconda figura religiosa, dopo l’illustre martire siracusana Santa Lucia, si afferma anche in altre cittadine siciliane nelle feste patronali tipiche della cultura isolana: Palazzolo Acreide, Acireale, Avola, Francofonte, Canicattini Bagni e Ferla. A Palazzolo, il Santo viene festeggiato il 10 agosto, il fercolo su cui è posta una statua del 1600 viene portato a spalle nude da centinaia di devoti lungo una ripida scalinata invocando ad alta voce “e chi siemu tutti Muti! chisto è luveruPatronu”. A Palazzolo ancora oggi esiste un forte antagonismo fra Sanpaolesi e San sebastianesi, tanto che la rivalità si esalta nella spettacolarizzazione dei fuochi di artificio. Palazzolo Acreide celebra due volte l’anno il bimartire. All’ottava, il Santo viene portato in processione “na vara che cianciane”, fercolo in legno dorato prodotto dai fratelli Giuliano, risalente ai primi del ‘900. Il baldacchino, nelle frange rosse e dorate, ha delle campanelline d’argento e, quando scende dalla scalinata del sontuoso tempio di San Sebastiano, si sente la musicalità suggestiva delle campanelline.
Il culto della Madonna Odigitria a Palazzolo
Fino al 1688, patrona di Palazzolo era stata la Madonna Odigitria. Ma in questa data, a furor di popolo, essa fu sostituita da San Paolo, venerato dagli abitanti della parte bassa del paese detti sanpaolesi. Il culto della Madonna Odigitria nacque e si diffuse a Costantinopoli e il nome pare indichi “guida della via” o colei che indica il cammino. A seguito della conquista bizantina, il culto si diffuse in Italia meridionale e in Sicilia. Durante la festa della Madonna Odigitria, centinaia di donne imbacuccate che nascondevano il volto facendo intravedere un solo occhio, si insinuavano nella processione scompigliandola tutta; queste, non contente, danzavano e cantavano spegnendo le torce dei presenti, erano le “ntupatedde”. Il popolo e le donne partecipavano e contribuivano ad una festa che affonda le sue radici in antichi culti dell’antichità greco romana dove le divinità femminili avevano grande importanza propiziatrice nella raccolta del grano e dell’orzo.
Il carnevale a Palazzolo Acreide
Il carnevale trae origine dai saturnali romani, le celebrazioni che si svolgevano durante la costruzione del tempio di Saturno, iniziato da Tarquinio e terminato da Tito Largio nel 263 a.C. In determinati giorni, dal 17 al 23 dicembre, i romani si riversano nelle strade per festeggiare il padre degli dei. In questa occasione veniva eletto un re della festa che organizzava i giochi. L’usanza di mascherarsi con lo scopo di non essere riconosciuti nacque invece in occasione dei baccanali, i festeggiamenti che si tenevano in onore di Bacco. Sembra che il primo carnevalesia stato festeggiato a Palazzolo intorno alla metà del XVII secolo. Una tradizione locale inoltre tramanda che non si possa dare inizio ai festeggiamenti prima del 12 gennaio perché nei giorni antecedenti ci sono le commemorazioni del terribile terremoto del 1693. Il carnevale palazzolese vede protagonisti bellissimi carri allegorici sapientemente preparati da maestri della cartapesta raffiguranti personaggi del panorama politico. Durante i giorni della festa nella centralissima piazza San Sebastiano vengono allestite delle capannine dove si possono gustare tutti i prodotti tipici locali, soprattutto la famosa salsiccia di Palazzolo.