Imponente testimonianza del periodo svevo, il Castello Ursino venne edificato a Catania nei decenni centrali del '200 per volontà dell’imperatore Federico II, che ne affidò la costruzione a Riccardo da Lentini. La fortificazione venne realizzata vicino al mare, circondata da un fossato. Quest’ultimo fu colmato per gran parte dall’eruzione del 1669, che allontanò il castello di circa un chilometro dal mare. Non è ancora chiara l’origine del nome “Ursino”, ma quasi sicuramente esso faceva riferimento al porto e al golfo: Castrum sinus (castello del golfo). La scelta del sito evidenzia il rapporto privilegiato della città con il mare e con il Porto Saraceno, ma sottolinea anche l’intento di attuare un programma di difesa del Regno che prevedeva la costruzione del castello di Augusta e di Siracusa e l’utilizzo delle fortificazioni interne di Motta S. Anastasia, Paternò e Adrano.
L'impianto del castello svevo
Questa foto zenitale mostra la perfetta geometria tipica delle costruzioni federiciane. L’impianto quadrato con torri angolari richiama altri castelli (come quello di Siracusa), e rende percepibili anche elementi dell’architettura militare di Terra Santa.
Catania: città regia del demanio
Il Castello Ursino non serviva soltanto a proteggere la città dai pericoli esterni. Esso serviva anche a sottolineare, con un’operazione di grande impatto urbanistico, il nuovo status di Catania, non più patrimonio feudale del Vescovo, bensì città “regia” del demanio. Il castello, quindi, contribuiva a ricordare la presenza capillare dell’Imperatore-Re sul territorio. L’edificio militare ebbe anche una valenza residenziale (nei secoli successivi ospitò più volte la corte). Il sito prescelto creava, poi, un nuovo fulcro urbanistico, che veniva contrapposto alla Platea Magna (sede dell’Arcivescovado e della Cattedrale) e alla Collina di Montevergine.
L'aquila imperiale
Il castello sembra, quindi, evidenziare una comunanza di intenti fra l’Imperatore e i cittadini catanesi. Certo, il potere imperiale era immensamente più forte di quello cittadino. Forse la scultura con l’aquila imperiale che ghermisce un piccolo animale (un agnello?), collocata sopra il portone d’ingresso del castello, venne collocata lì, a ricordarlo.
Il castello, il territorio e il mare
Un’idea del rapporto tra il Castello Ursino, il mare e il territorio circostante ci viene data dalla presenza, nel lato meridionale, di una seconda porta di ingresso, attraverso la quale si scendeva nella spiaggia sottostante. La fortificazione veniva così a collocarsi alla foce del fiume Amenano e, soprattutto, a ridosso dell’area portuale, il cui controllo veniva conteso al Vescovo. Dall’altra parte, il castello dominava tutto il golfo e il flusso di merci proveniente dalla Piana, e si poneva in stretta relazione con la strada che conduceva a Lentini. Non a caso, erano i quartieri meridionali della città ad avere la più forte vocazione commerciale: e in mezzo a questi quartieri venne edificato il castello.
Gli effetti dell'eruzione del 1669
In questa immagine è possibile notare gli effetti dell’eruzione del 1669. A sinistra, il fronte lavico ha riempito il fossato, abbassando notevolmente l’altezza del maniero. A destra, il lato meridionale del Castello appare in tutta la sua magnificenza: le mura, larghe fino a 2,5 metri, arrivano qui alla loro altezza massima: circa 30 metri. Quasi il doppio rispetto all’altezza del lato opposto, quello settentrionale, dove si trova l’ingresso principale.
Un disegno del pittore olandese Willem Schellinks
Fra le testimonianze degli effetti dell’eruzione del 1669 a Catania vi è questo disegno realizzato dal pittore olandese Willem Schellinks. Sullo sfondo, l’Etna si confonde in mezzo a una pioggia di cenere e lapilli che arriva a chilometri di distanza, quasi addosso al disegnatore (e all’osservatore). Al centro, Catania appare circondata dalle sue mura. Spiccano due monumenti: la cattedrale, al centro, con l’alto campanile, e a sinistra la possente mole del Castello Ursino. In basso, la colata lavica entra fin dentro il mare, raffreddandosi in una nuvola di vapore. È un quadro infernale, che dà l’idea della terrificante calamità naturale.
I cambiamenti dopo l'eruzione lavica
Questa foto mostra quanto l’eruzione lavica abbia allontanato Castello Ursino dal mare. In basso a destra è visibile la torre meridionale, quella vicina alla porta che dava sul golfo. Di fronte ad essa, quindi, un tempo doveva già trovarsi il mare. Oggi, invece, c’è più di un chilometro di fronte lavico che, nei secoli successivi, è stato urbanizzato.
Castello Ursino nei secoli
Nel corso dei secoli, Castello Ursino è stato quasi sempre utilizzato. Dapprima fu sede politica (ma anche residenza) dei reali aragonesi. Successivamente, durante il periodo spagnolo, divenne sede di guarnigione e, soprattutto in età borbonica, prigione. Tutto ciò comportò interventi, aggiunte e rifacimenti. Tra questi, spicca all’esterno, sopra un finestrone del lato orientale, una stella a cinque punte (pentagramma) in pietra nera. Il suo significato non è stato ancora scoperto. Forse è un simbolo cabalistico, oppure esoterico, o ancora una rappresentazione, elaborata in pieno clima rinascimentale, del rapporto tra il mondo divino e quello fisico, dell'analogia tra microcosmo e macrocosmo.
I graffiti del castello
Fra le tracce interessanti presenti all’interno del castello, vi sono i graffiti dei prigionieri, realizzati in vari punti dei muri del cortile. Si tratta di disegni (navi, edifici, parti del castello), di simboli (Croci di Malta, Croci di Salomone, rappresentazioni del Golgota), di frasi e poesie (anche in dialetto siciliano). Microcosmi di vita, ultime voci di poveri reclusi.