Può sembrare sorprendente riscontrare a Noto la presenza di due monasteri femminili (quelli del SS. Salvatore e di Santa Chiara), entrambi di monache benedettine, separati solo da una strada. Le ragioni di questa apparentemente bizzarra duplicazione stanno nella lunga storia della città e nell’esigenza di duplicare, in forme e linguaggi moderni, le istituzioni e le organizzazioni religiose già presenti nella Noto pre-terremoto. Tra i monasteri femminili, quello del SS. Salvatore si imponeva per ampiezza, per qualità architettonica e per lo strategico ruolo urbano.
Una città di monasteri
Il monastero del SS. Salvatore è l’unico edificio religioso di Noto le cui dimensioni coprono pressoché integralmente lo spazio tra le due principali strade della città bassa. A giudicare dallo spazio occupato, il numero delle suore ospitate doveva essere ampio e costante, almeno per tutto il XVIII secolo.
Il lungo cantiere del monastero
La definizione del monastero attraversò l’intero XVIII secolo, mentre una consistente parte è stata ricostruita nel secolo scorso. Sia Rosario Gagliardi che Vincenzo Sinatra sono documentati nel lungo cantiere e dovettero occupare un ruolo chiave in diverse campagne costruttive, sino all’avvento di personalità esterne. Il processo di realizzazione sembra dettato dall’esigenza di investire ampie risorse, contemplando aggregazioni, aggiunte, rinnovamenti, demolizioni, dettate da rinnovate esigenze delle committenti ma in accordo con le disposizioni del vescovo di Siracusa.
Il lungo cantiere del monastero
Sappiamo, per esempio, che una prima chiesa era in costruzione nel 1723 e vi si celebrava la messa sino almeno al 1790 quando venne richiesta un’accelerazione della costruzione della nuova chiesa in cantiere da decenni.
La torre angolare
Per chi arriva a Noto, il fronte su via Dogali e Saati mostra ancora la straordinaria potenza di un progetto, redatto alla metà del XVIII secolo e probabilmente frutto della fertile collaborazione tra gli architetti Gagliardi e Sinatra. La partitura ritmica del fronte, ripartita da paraste e scandita da aperture di disegno diverso per l’illuminazione delle celle e per le testate dei corridoi del monastero, in prossimità del Corso subisce una potente accelerazione, determinando una torre-loggia dal profilo sinusoidale, funzionale alla vista delle processioni.
La torre angolare
Nel gigantismo delle masse e nella visionaria struttura organica della torre si possono riscontrare gli ingredienti dell’ultimo decennio di attività progettuale di Rosario Gagliardi, quando la competizione con Paolo Labisi era diventata rovente.
La chiesa di Andrea Gigante
Il disegno della nuova chiesa dovette essere stato richiesto all’architetto trapanese Andrea Gigante forse già nel 1767, in concomitanza con la definizione del prospetto dell’adiacente chiesa madre. Il progetto, a cui sembra avere contribuito anche il sacerdote-architetto netino Antonio Mazza, segna comunque una radicale discontinuità all’interno dell’architettura di Noto. Già coinvolti in una lunga sequela di contenziosi i due maggiori architetti di Noto: Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi (Gagliardi era scomparso nel 1762) dovettero subire questa pesante ingerenza esterna.
La chiesa di Andrea Gigante
Andrea Gigante veicolava temi neoclassici e relazionati alle incisioni di Giovan Battista Piranesi, volutamente lontani dalla magniloquenza barocca che caratterizzava le architetture dei professionisti locali.
Gli effetti dell’abbassamento del livello del Corso
Chi percorre il tratto che va da Porta Ferdinandea alla chiesa madre, può accorgersi delle alte sottomurazioni, evidenti proprio nei complessi del SS. Salvatore e di Santa Chiara, e dell’abbassamento di alcuni metri che ha subito il corso. Si tratta di imponenti lavori, attuati durante il XIX secolo, necessari per livellare e rendere carrabile la strada. Questo processo ha obbligato ad abbassare gli ingressi, a definire raccordi per gli accessi, nuove scale, ma soprattutto ha determinato una percezione ancora più monumentale degli edifici di Noto.
Gli effetti dell’abbassamento del livello del Corso
Le tracce dell’abbassamento sono perfettamente visibili nel tratto del Monastero del SS. Salvatore che si affaccia sul corso principale. Qui rimangono i resti “appesi” di una fontana che denuncia il primitivo livello stradale.