Scicli non si sviluppò solo sul territorio, ma anche dentro di esso, nelle viscere della terra. Qui si trovavano non soltanto necropoli o abitazioni in grotta, ma anche numerosi cunicoli e gallerie utilizzati in passato per un più rapido collegamento con la vallata o come risorsa strategica in caso di assedio. Una di queste gallerie sotterranee è ancora oggi visitabile e presenta una scala intagliata nella roccia, simile a quella che si trova presso l’area archeologica “Parco Forza” a Ispica. La sua grandezza è notevole: le testimonianze ci dicono che vi poteva passare comodamente un uomo a cavallo.
Le Centoscale
Dalla collina fortificata la scala scende fino ad una fonte d’acqua sotterranea. Le fonti storiche e, ancora oggi, gli abitanti di Scicli l’hanno sempre chiamata «le Centoscale»: e in effetti quasi cento erano gli scalini, anche se oggi se ne sono visibili un po’ di meno.
La grotta delle Centoscale
La grotta delle «Centoscale» si trova nella «cava» di Santa Maria la Nuova, uno dei due veri e propri canyons di pietre e sassi scavati dalle violente piene dei torrenti (l’altra è la Cava di San Bartolomeo). Questa stretta gola presenta pareti ripide, quasi verticali, e nel suo fondo scorre un torrente recentemente coperto da una strada. La cava, e il quartiere, hanno preso il nome dalla chiesa principale: Santa Maria la Nuova. Dietro la chiesa vi è un’altra piccola e suggestiva cava: la «cavuzza» di San Guglielmo, santo protettore della città.
La cava di Santa Maria la Nuova
Tra le rocce delle colline, nella città «festosa di tetti ammucchiati, di gazze ladre e di scampanii» (come scriveva Vittorini), spicca la chiesa della Consolazione, il convento del Rosario (sulla collina) e, in fondo, la chiesa di Santa Maria la Nuova. Nel suo romanzo Le città del mondo Vittorini di Scicli scrisse: «È Gerusalemme?».
Natura selvaggia e abitato umano si fondono
Qualche secolo dopo, da una presa d’aria delle Centoscale venne realizzata una grotta dalla tipica architettura semirupestre. Si tratta, infatti, di un grande vano riadattato (che oggi all’interno custodisce un grande presepe caratteristico, quello della famiglia Marinero) con un ingresso simile a quello di una normale abitazione, con degli scalini, un piccolo giardino pensile, un abbeveratoio. Su tutti questi elementi incombe un’alta parete rocciosa: natura selvaggia e abitato umano si fondono, così, in un’unica soluzione.
Una scala nella roccia
Accanto all’ingresso principale, attira l’attenzione quella che sembra essere una scala esterna, scavata nella roccia ma ormai erosa dall’uso e dal tempo. Probabilmente era una scala “parallela” a quella interna, usata dagli abitanti per salire verso la collina fortificata.
La leggenda delle Centoscale
Sulle Centoscale esiste anche una leggenda, che racconta di una giovane donna, appena sposata, che incuriosita da questa scala, decise di entrare e di scendere fino alla fonte; qui però il piede le sdrucciolò: la poverina cadde dentro le acque e purtroppo annegò. Il corpo non venne più ritrovato, ma una scarpa della sfortunata sposina ricomparve nel mare della vicina Donnalucata, a circa 10 chilometri di distanza. Forse è per questo che gli anziani chiamano ancora la sorgente delle Centoscale «la lingua del mare».
Donnalucata
Donnalucata (Scicli): una delle tante sorgenti di acqua dolce che affiorano vicino (o addirittura dentro) al mare. Fra queste sorgenti vi fu anche quella che diede il nome alla borgata: la «fonte delle ore» (in arabo, ‘Ayn ‘al ‘Awqat), così chiamata perché l’acqua sgorgava soltanto nelle ore di preghiera (foto Alfredo Busacca e Angelo Criscione).
Viaggiatori stranieri
Anche alcuni dei viaggiatori stranieri del Grand Tour che visitarono Scicli nella seconda metà del Settecento, rimasero affascinati dalle Centoscale. Il pittore francese Jean Houël, in una sua incisione pubblicata nel Voyage Pittoresque des isles de Sicilie, de Malte et de Lipari (1782-1787), ce ne ha lasciato una splendida ricostruzione grafica arricchita con delle interessanti scene di vita quotidiana. Per un viaggiatore francese del Settecento aveva il fenomeno rupestre aveva molto più fascino di una chiesa barocca.
Testimonianze dei viaggiatori
Nel dettaglio dell’immagine precedente è possibile osservare i circa cento gradini della scala nascosta dalla roccia e alcune delle finestrelle utilizzate come prese d’aria, necessarie a causa della lunghezza del cunicolo.