La collina a sud est di Piazza, un po’ più bassa dell’apice dell’acropoli barocca, il monte Mira, era probabilmente sede di insediamenti rurali isolati. Forse vi si trovava, già alla fine del XVI sec. una chiesa intitolata a S. Ippolito che non risulta sia mai stata utilizzata, ma che dà il nome all’altopiano (piano S. Ippolito). Ne rimangono i muri perimetrali in prossimità del vertice sudorientale dello stadio realizzato negli anni trenta. Per i piazzesi, però, quel piano si chiama Chianu t’rrmotu (Piano terremoto) perché lì vi si rifugiò la popolazione in occasione del sisma dell’11 gennaio 1693 che sconvolse il Val di Noto, ma a Piazza produsse pochi danni e tanta paura. Il piano terremoto è il miglior belvedereper ammirare il centro storico della città.
Il presidio sud dei francescani
L’ordine dei frati minori cappuccini si era insediato a Piazza, a nordovest della città, a Rambaldo/Torre di Renda, nel 1538, appena 4 anni dopo la prima fondazione di una casa dei Cappuccini in Sicilia. Durante la seconda fase delle fondazioni cappuccine, tra il 1592 e il 1603, il Capitolo provinciale decise di avvicinare i frati alla città su un’area nel piano S. Ippolito che fronteggia Piazza dalla parte opposta, a sudest. L’inaugurazione avvenne l’8 settembre 1606. I frati vi rimasero fino agli anni successivi all’Unità d’Italia quando il convento fu confiscato dal nuovo Stato con lo scopo di realizzarvi un «ospedale colerico» per fare fronte all’epidemia del 1866. Subito dopo però venne destinato a insediarvi un ricovero di mendicità. Oggi è una casa di riposo – temporaneamente chiusa – di proprietà pubblica.
Una piccola meraviglia quasi sconosciuta
La chiesa di S. Maria delle Grazie è annessa al convento dei Cappuccini e fu inaugurata nel 1606. Semplice come tutte le chiese francescane, conserva tutti gli altari laterali che in molte chiese furono rimossi dopo il Concilio Vaticano II. Qui si possono ammirare preziose opere d’arte sconosciute anche ai piazzesi, sebbene qui vi sia la più antica veduta della città oggi conosciuta. Infatti la chiesa è aperta solo la mattina fino alle nove per la celebrazione della messa. Tra le opere d’arte meritano particolare attenzione una bellissima Madonna di Loreto tra S. Francesco e S. Antonio datata 1541, quindi sicuramente proveniente dalla prima chiesa cappuccina. Molto interessante un gigantesco leggioin legno pregiato.
Un’opera poco conosciuta di Paolo Piazza
La pala dell’altare centrale si deve a un grande pittore veneto cappuccino: Paolo Piazza, pittore di Papa Paolo V e autore di numerose opere a palazzo Borghese. Essa raffigura Santi che offrono la città alla Madonna delle Grazie. Fu dipinta tra il 1612 e il 1613. L’importanza della rappresentazione della cittàfa passare in secondo piano la pur elevata qualità della tela. La Madonna, in atteggiamento di preghiera, con il Bambino e due angeli sembra poggiarsi quasi sulla città che è collocata su un vassoio d’oro ornato con prete preziose. Ai suoi piedi anche S. Francesco e S. Antonio, protettori dei Cappuccini. Il santo guerriero potrebbe essere proprio S. Ippolito.
Il Crocifisso ligneo
Come è tradizione nelle chiese francescane, anche a S. Maria delle Grazie è collocato un bellissimo Crocifisso ligneo che ricorda quelli di Fra’ Umile da Petralia, ma fu certamente scolpito da un altro frate scultore. Il volto di Cristo è ripiegato sulla spalla destra. Attorno alla figura di Gesù sei angioletti alati. Anche questo crocifisso, come accadeva spesso per i Crocifissi francescani, è al centro di un prezioso reliquiario.
Leggio
Nella chiesa di S. Maria delle Grazie dell’ordine dei Cappuccini fa bella mostra di sé un alto e robusto leggio in noce. Serviva per reggere i pesantissimi messali, ma anche i libri di composizioni musicali che venivano utilizzate in particolari celebrazioni.
Rappresentazione della città
La veduta rappresenta la città da est. Fuori dalle mura compaiono il convento francescano di San Pietro, a destra, quello dei Cappuccini a sinistra, e il quartiere Canali-Itria. In primo piano la cinta di mura ancora quasi completa, con la porta di San Giovanni. Guardando attentamente la chiesa madre sull’apice del monte Mira, prima ci si accorgerà della mancanza della cupola, poi si noteranno le tre absidi della vecchia chiesa, demolite tra il 1628 e il 1629 in occasione del rinnovamento in forme barocche.