Le origini antiche di Catania 

Situata tra l’Etna e il mare, protesa verso la fertile piana che da lei prende il nome, Catania ha origini antichissime: la città venne fondata nell’VIII secolo avanti Cristo dai Greci Calcidiesi di Naxos, in un luogo abitato fin dall’epoca preistorica. Fu sicuramente la presenza di un grande Golfo, oggi detto di Catania, e la sicurezza degli approdi (uno dei quali era forse il mitico Porto di Ulisse) a favorire la fondazione della città: proiettata verso lo Jonio, l’antica Catania si apriva così agli intensi traffici del Mediterraneo. Solo la lava, come vedremo, riuscirà a distruggere questo forte legame tra la città e il mare. Ma non fu soltanto la posizione strategica a favorire la nascita di Catania. A Occidente vi era la fertile Piana, la più vasta della Sicilia. Formatasi nel tempo con i depositi alluvionali dei fiumi Simeto, Dittaino, Gornalunga (e dei loro affluenti), anch’essa era figlia dell’Etna, essendosi formata a partire dall’emersione di un vulcano sottomarino. Con il suo terreno fertilissimo, la Piana ha donato da sempre le ricchezze che sono state alla base dello sviluppo dell’antica Catania.

L'Etna: a Muntagna 

Situata alle falde dell’Etna, Catania ha dovuto sempre fare i conti con il vulcano. Nel corso dei secoli potenti eruzioni hanno mutilato i suoi porti, e forti terremoti la hanno più volte distrutta. Ma la volontà degli abitanti ha prevalso sempre sullo sconforto, e ogni volta Catania è risorta dalle ceneri meglio di com’era prima (“melior de cinere surgo”, recita una scritta sulla Porta Garibaldi). Tutto ciò, però, imponeva una strategia di convivenza: occorreva pensare l’Etna in maniera positiva, come un vulcano “buono”. Forse per questo i Siciliani chiamano l’Etna “a Muntagna”, quasi ad esorcizzare le sue eruzioni. Anzi, con un termine che unisce la lingua latina a quella araba, la chiamano Mongibello, ripetendo nelle due lingue la parola monte (quasi a dire: la montagna delle montagne!). Forse per questo motivo, nel corso del tempo Catania è stata quasi sempre disegnata alle radici di un vulcano tranquillo. In questa veduta del ‘500, solo la piccola fiamma in cima ci ricorda che quella non è una montagna, ma un vulcano attivo. E, piuttosto, le pendici coperte da boschi e da campi coltivati, sottolineano l’aspetto positivo della lava: la sua capacità di rendere la terra fertilissima. In fondo l’Etna, pur così pericolosa, resta sempre una delle componenti principali dell’identità catanese.

Il rapporto con il mare

Oggi Catania continua a mantenere il suo legame forte (anche se conflittuale) con il vulcano, e mantiene costante la capacità attrattiva sul territorio: di fatto, essa è la “capitale” delle pendici meridionali dell’Etna. Il rapporto con il mare, invece, è stato interrotto. Le eruzioni che prima hanno distrutto il porto di Ognina (1169) e poi rimpicciolito quello di Catania (1669) hanno di fatto ridimensionato la proiezione della città verso il Mediterraneo. Da questo punto di vista, un taglio netto è stato dato, nella seconda metà dell’Ottocento, dalla costruzione del lungo viadotto in muratura della linea ferroviaria Catania – Siracusa (meglio conosciuto come “Gli Archi della Marina”). Con esso si è venuta a creare una linea di separazione: da allora, i Catanesi che vogliono andare al Porto, o agli stabilimenti balneari della Plaja, devono superare questo “confine”. Il risultato di tutto ciò è che, da diversi decenni, Catania è una città che volta le spalle al suo mare.