Se la strada maestra, l’attuale Corso Vittorio Emanuele, fu destinata fin dall’inizio alle istituzioni civili e religiose, la parallela via Cavour venne invece occupata prevalentemente da palazzi e da residenze dell’aristocrazia cittadina. Apparentemente più dimessa, priva come è di piazze e di slarghi, la strada però si colloca in una posizione più elevata alla prima e consente un dominio visivo sul centro cittadino. In questa distribuzione di posizioni e di destinazioni si avverte anche la solidità sociale del gruppo dirigente, l’apparente comunanza di intenti della nobiltà locale.
La strada dei palazzi
Se i prospetti dei palazzi mostrano un disegno unitario e coerente, gli spazi retrostanti e i piccoli cortili sono sovente sfrangiati e incompleti. L’immagine pubblica di magnificenza civica occupava con evidenza una posizione di dominio.
Il palazzo Trigona
Il palazzo dei Trigona è il frutto dell’accorpamento di precedenti costruzioni, già avviate nel corso del secondo decennio del Settecento. La configurazione attuale presenta un impianto a corte aperta sul paesaggio, con terrazze che dominano l’area della cattedrale e del palazzo vescovile, costruito dal 1855 dopo l’acquisto di luoghi occupati da dipendenze del palazzo stesso. La documentazione superstite indica una attività svolta da Bernardo Labisi nelle fasi conclusive di costruzione, ma non è possibile escludere un precedente intervento di Rosario Gagliardi.
Il palazzo Trigona
Nel disegno del portale ripreso da un modello prospettico di Giuseppe Galli Bibiena (1740) si cela probabilmente un intervento di Gagliardi, non nuovo a questo tipo di sperimentazioni.
Il palazzo Di Lorenzo del Castelluccio
Il palazzo venne realizzato o completato solo nel 1782, già nella fase conclusiva della grande stagione tardobarocca, ma i dati a disposizione e molti dettagli non escludono la possibilità che sia stato realizzato su preesistenze. Se gli interni, recentemente restaurati, mostrano la raffinatezza delle modalità di vita aristocratiche, nella corte sono inseriti una serie di reperti e di lastre provenienti da Noto Antica, rivelando forme di “collezionismo” nostalgico che si registrano già nel corso del XVIII secolo.
Il palazzo Di Lorenzo del Castelluccio
Recentemente restaurato e rinnovato da nuovi proprietari, il palazzo è visitabile, costituendo una delle residenze più eleganti della Noto del Settecento.
Il palazzo Astuto
La dimora degli Astuto di Fargione è una delle più imponenti di via Cavour e può essere ricondotto per il linguaggio dei dettagli, per la forma delle aperture e dei balconi alla metà del XVIII secolo. Sappiamo tuttavia che il committente Felice Astuto si trasferì a Noto solo nel 1769, e non è chiaro se ci fossero precedenti proprietari. Il figlio di Felice, Antonino era un appassionato collezionista di archeologia e bibliofilo. Alla fine del Settecento, nel palazzo trovò posto una importante biblioteca e una apprezzata raccolta di monete antiche.
Il palazzo Astuto
Come gli altri palazzi vicini, l’edificio ha subito una sottomurazione per l’abbassamento del piano stradale, che ha comportato anche uno smontaggio e il riposizionamento del portale.
La chiesa di Montevergine
A snodo del percorso dei palazzi aristocratici si colloca la chiesa di Montevergine che prospetta sulla salita Nicolaci, costituendo un perfetto fondale prospettico anche per la celebre manifestazione dell’infiorata. In relazione alla sua studiata posizione, il prospetto ha una asciutta e disadorna conformazione concava, racchiusa da due campanili. Benché questa configurazione appaia distante dagli altri esiti architettonici del tempo, il progettista fu quasi certamente ancora Rosario Gagliardi.
La chiesa di Montevergine
Il progetto può avere preso spunto da modelli austriaci come la chiesa di Santa Dorotea a Vienna o della Trinità a Salisburgo, testimoniando ancora la vocazione di Noto come teatro del Settecento internazionale.