Il paesaggio come manufatto, i manufatti nel paesaggio
Lungo il tratto iniziale della valle del fiume Gela, a nord della città di Piazza, ancor prima che venisse fondata l’attuale città, quindi agli inizi del XII sec., Simone Aleramico fondò la chiesa di Sant’Andrea le cui rendite erano destinate ai cavalieri del Santo Sepolcro e alla difesa di Gerusalemme. Ad essa appartenevano 4 mulini le cui macine erano messe in moto proprio dalle acque che confluivano nel fiume. Venivano raggiunti con una scalinata in pietra. Tre di essi esistono ancora a poca distanza dalla chiesa. Il rapporto tra l’edificio sacro, i suoi mulini e il fiume con la sua corona di verde è la chiave di volta per capire questo territorio. Infatti anche la villa romana, qualche chilometro più a sud, e la città di Piazza, poco lontana, sono in stretto rapporto con il fiume che è all’origine della scelta del sito.
Uno dei benefici ecclesiastici più ricchi di Sicilia
Quando Gerusalemme cadde in mano ai turchi nel 1244, non fu più necessario finanziare i cavalieri e le ingentissime somme che derivavano dal patrimonio fecero del Priorato uno dei più ricchi e ambiti ruoli religiosi della Sicilia nel cui parlamento il Priore sedeva al 35° posto del braccio ecclesiastico. L’ultimo priore venne nominato nel 1907 da re Vittorio Emanuele III. Dal punto di vista architettonico si tratta di uno delle più importanti e intatti edifici di epoca normanno-aleramica al punto che, per alcuni storici, può essere considerato il “prototipo del gotico siciliano”. Lo caratterizzano le absidi in pietra e le finestre a feritoria.
Uno scrigno di opere d’arte
Dal punto di vista artistico, il ricchissimo ciclo di affreschi che è contenuto nella chiesa di Sant’Andrea ne fa un unicum in Sicilia. Sia la navata che il transetto furono decorati tra il XII e il XV sec. da affreschi che nel 1743 vennero quasi tutti ricoperti di calce bianca, tranne due nella navata e uno nel transetto occidentale. Fino alla fine degli anni Cinquanta, quando vennero staccati dai muri e restaurati, si riteneva che in Sicilia le arti figurative del XII e XIII secolo erano rappresentate solo dai mosaici di Monreale, Palermo e Cefalù e dalla cappella Palatina! Da qui l’enorme importanza di queste pitture. Gli affreschi appartengono a più cicli che vanno da più antico, costituito da frammenti con figure di santi; al più recente, risalente al XV sec. terzo oggi attribuito a un importante pittore spagnolo.
La Pietà
Appartiene al ciclo più uno dei tre affreschi che non è mai stato ricoperto. Si trova in fondo alla navata, sulla parete sud e raffigura una Madonna con bambino che da sempre è denominata “la Madonna dalla faccia grande”. Recentemente è stata attribuita, con molta cautela, a un pittore di origine spagnola, Luca di Galizia, il cui nome, mai rimosso, si trova proprio ai piedi dell’affresco. Dello stesso autore è la Madonna che si trova nella chiesa di S. Pietro. Guardate come sono delicati gli incarnati della Madonna, come i suoi occhi pieni di tenerezza guardano il bambino.
La Pietà o Madonna dalla faccia Grande
C’è un affresco a S. Andrea, sul quale da più di un secolo, discutono gli studiosi. Fino alla fine del 2020 era collocato nel posto sbagliato dove era stato posto all’inizio degli anni Ottanta, di ritorno dal restauro a Palermo. Adesso si trova nella collocazione originaria, sulla parete nord della navata. Alcuni studiosi lo chiamano “La Pietà”. Altri la “Passione”. Altri ancora “La messa gregoriana” o “Il miracolo di S. Gregorio”. È un affresco molto complesso che risale al XV sec. Al centro c’è Cristo in piedi ma dentro il sepolcro, con la croce alle spalle (La pietà). Tutt’attorno scene che richiamano i personaggi legati alla Passione. In primo piano una messa officiata da Papa Gregoriocircondato da tanti prelati. L’affresco presenta numerosi cartigli in siciliano e latini. Un vero enigma, di pregevolissima fattura.
Mulino
Attorno ai mulini ad acqua si sviluppava un ciclo produttivo di straordinaria valenza economica al punto di essere oggetto di titolo nobiliare fin dal XIV secolo: la baronia delli Salti delli molini di Piazza che raggiunse il massimo prestigio quando, nel 1704, entrò nell’orbita della famiglia Trigona. I mulini di Sant’Andrea erano tre.
Scalinata
La facciata di sant’Andrea è rivolta a ovest e domina la valle del fiume Gela che ha le sue sorgenti pochi chilometri più a nord. Una ripida scalinata conduce verso la parte bassa della valle dove c’era uno dei mulini del Priorato, oggi di proprietà privata. Di fronte si vedono in lontananza i resti del convento francescano di S. Maria di Gesù.
Le finestre a feritoia
Le finestre a feritoia caratterizzano tutti gli edifici medievali legati a ordini militari presenti a Piazza o che si trovavano tutti fuori dalle mura della città. Oltre a S. Andrea, la Commenda dei Cavalieri di Rodi e la chiesa del Padre Santo. Servivano a dare luce alle chiese senza renderle vulnerabili ad eventuali attacchi.
Frammenti con figure di santi
Tra gli affreschi più antichi, risalenti al XII sec., una assoluta rarità in Sicilia, quello di Santa Barbara e l’Arcangelo mostra bene la maestria del pittore e le caratteristiche dell’arte di quel periodo, simile a quella pugliese, in cui dominano le pose “bizantine”, statiche e frontali.