Un segno indelebile nel paesaggio siciliano e nell’immaginario dei piazzesi
Da dovunque arriviate, da sud: da Caltagirone o Gela; da nord: da Enna o dall’autostrada o da qualunque altro posto l’approssimarsi della città è anticipato dalla mole della cattedrale e dalla sua cupola. Pensate che il lanternino si trova a 76 metri d’altezza, che si aggiungono ai 721 della piazza antistante! Da est, poi, la chiesa sembra un grande, sontuoso palazzo, con le sue finestre che dominano la città: luogo simbolico, luogo identitario e luogo del potere al tempo stesso. Dalla cima del monte Mangone che domina la villa del casale, dietro la cattedrale si erge l’Etna. Indimenticabile! A proposito: è cattedrale dal 1817. Prima era solo chiesa madre.
L’equilibrio perfetto di materiali e colori
Quando il sole batte sul rivestimento in rame ossidato della cupola, il verde ne esalta lo slancio rispetto alla massa di pietra che la sorregge. Una massa possente che non fa leggere la pianta a croce latina della chiesa, complici le ampie scalinate che si trovano davanti all’ingresso principale e ai due laterali. Furono realizzate negli anni 1880 perché il piano antistante la chiesa fu livellato per favorire l’accesso alle carrozze. Quelle scale hanno dato un ulteriore slancio. Ma torniamo ai colori: il verde della cupola, l’oro della pietra arenaria, il rosa dei mattoni, il bianco della pietra calcarea del campanile. Un perfetto equilibrio!
I mattoni: una svolta nelle tecniche costruttive
La presenza dei mattoni nei prospetti della Cattedrale fu introdotta dal progettista, il romano Orazio Torriani nella prima metà del Seicento. Fino ad allora questo paramento, tipico a Roma, non era mai stato utilizzato in Sicilia. Si rese necessario aprire delle fornaci e si creò una significativa economia. Infatti da qual momento l’uso dei mattoni – costoso – venne considerato segno di prestigio e venne adottato nei principali edifici religiosi e civili, pubblici e privati della città. Accanto alla cattedrale, per esempio, il meraviglioso palazzo Trigonache oggi ospita il Museo della città e del territorio.
Una navata sontuosa
L’interno della cattedrale è sontuoso con gli stucchi messi in risalto dal fondo blu oltremare. Ricco di opere d’arte provenienti anche da altre chiese e conventi, è dominato da un crocifisso ligneosospeso a una decina di metri d’altezza sulla navata, vicino al transetto. Nell’angolo corrispondente al campanile, in corrispondenza, un elegantissimo arco scolpito da Antonuzzo Gagini, anch’esso sopravvissuto alla vecchia chiesa. Dalla parte opposta, il monumento funebre a Laura de Assoro, moglie di Marco Trigona e quello di Mario Sturzo, vescovo seppellito qui come i suoi predecessori e successori.
Maria SS. Delle Vittorie
L’altare maggiore è dominato dall’icona di Maria SS. Delle Vittorie, immagine miracolosa che costituisce il più importante elemento identitario religioso della comunità. Legata al mito di Ruggero e della fondazione lombarda di Piazza, viene portata in processione due volte l’anno: il 3 maggio e il 15 agosto. La prima data corrisponde al ritrovamento dell’icona in prossimità del di Piazza Vecchia nel 1348 quando fece cessare la peste; la seconda, la più solenne, è stata fatta coincidere con l’Assunzione. Date un’occhiata anche all’altare: è una vero e proprio catalogo di diaspri e pietre semi preziose come il lapislazzulo. Lo progettò un grande architetto neoclassico: Giuseppe Venanzio Marvuglia.
Monte Mangone
Monte Mangone è una collina che si trova a sudovest della città ed è alta quasi quanto il monte Mira sul quale si erge la cattedrale. Se si guarda verso Piazza dalla sua sommità, esattamente dietra la cattedrale si può ammirare ‘a muntagna: l’Etna. Immaginate che spettacolo all’alba o quando il vulcano spinge in alto le fontane di fuoco.
Campanile
Vi sarete chiesti perché il campanile è di pietra bianca e perché ha degli archi a sesto acuto. Esso è quanto resta della chiesa che c’era prima di quella attuale e che venne demolita perché si realizzasse il volere del barone Marco Trigona che lasciò tutti i suoi averi per la costruzione di una nuova, più grande chiesa. Nel 500 c’erano ancora delle cave di pietra bianca che poi si esaurirono. Il campanile, con i suoi archi gotico-catalani oggi è come una perla incastonata in un diadema.
Palazzo Trigona
La famiglia Trigona è stata probabilmente la più importante tra le numerose famiglie nobili originarie di Piazza. Il palazzo dei baroni della Floresta e di San Cono, fondatori di quel centro, è l’unico che si affaccia direttamente sulla piazza della Cattedrale. Qualcuno dice che sia stato progettato dallo stesso Torriani che disegnò la cattedrale, ma non vi è certezza. Elegante e misurato oggi accoglie il Museo della Città e del Territorio, un allestimento multimediale che vi guiderà alla conoscenza di questa parte della Sicilia.
Crocifisso ligneo
E’ bellissimo e ha una particolarità: sul retro è raffigurato il Cristo risorto. Si è pensato che fosse stato dipinto addirittura da Antonello da Messina, tanta è la sua bellezza. Oggi il suo autore è chiamato “il maestro della Croce di Piazza” e spesso è assimilato al pittore del Trionfo della morte che si trova a palazzo Abatellis, a Palermo. Il Cristo risorto invece è stato dipinto da Pietro Ruzzolone.
L’altare del Marvuglia
I diaspri sono pietre dure semipreziose che in genere venivano utilizzati in lastre sottilissime per investire gli altari. L’altare realizzato all’inizio dell’Ottocento per la cattedrale di Piazza dal maestro palermitano Filippo Pinistri su disegno dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia non solo è una specie di catalogo di diaspri per quanti ne contiene, ma ha addirittura delle colonne monolitiche alte anche 70 cm. Una rarità.