Se l’istituzione della parrocchia risale al medioevo, anche nel caso della chiesa di San Pietro la costruzione e l’impianto basilicale risalgono al XVI secolo. Il processo costruttivo della grande chiesa su colonne dovette cominciare subito dopo il sisma del 1542. Il cantiere risulta in piena attività nel 1570 con la guida del maestro locale Mauro Galfo e poi del messinese Simone Giannetto. Nel tempo la chiesa subì integrazioni, aggiunte di nuove cappelle e dopo il terremoto del 1693, ingenti campagne di ricostruzione che si prolungarono per oltre un secolo.
La lunga storia del cantiere
Tra gli elementi che denunciano la fase e fondazione cinquecentesca vanno notate le basi delle colonne, realizzate con una resistente pietra degli Alti Iblei e con le caratteristiche foglie angolari, a protezione degli spigoli.
La collegiata diventa matrice
Lo scudo che sovrasta il portale principale contiene la dicitura “Mater Ecclesiae”. L’indicazione non è né neutrale né trascurabile, ma indica una vittoria politica della collegiata. La contesa secolare tra le parrocchie di San Giorgio e di San Pietro si era infatti conclusa solo nel 1757, quando con dispaccio reale si erano accordate anche alla chiesa di San Pietro i medesimi privilegi della concorrente e una precisa giurisdizione territoriale. Come è noto, la competizione tra le matrici costituiva in realtà in molti centri del Val di Noto uno strutturale fenomeno sociale.
La collegiata diventa matrice
La “vittoria” di San Pietro fu evidentemente propedeutica al completamento della facciata. L’impegno avviato tempestivamente intendeva ancora una volta precedere nei tempi e superare in magnificenza la costruzione della facciata della chiesa rivale.
La scalinata e il prospetto
La forte differenza di quota tra la “strada maestra” e il piano della chiesa è stato superato con la costruzione di un’ampia scalinata, che doveva completarsi con un ponte. La struttura attuale e le statue che l’arricchiscono sembrano datarsi alla seconda metà del XVIII secolo, ma è possibile che la struttura esistesse già da oltre un secolo. L’ascesa alla chiesa rivela una facciata con dettagli di un’architettura esuberante e fastosa ma con caratteri e decorazioni sensibilmente differenti tra il primo e il secondo registro, frutto delle squadre di artigiani e intagliatori che si alternarono nella costruzione e segno dei tempi diversi in cui l’opera venne realizzata.
La scalinata e il prospetto
Le volute della chiesa, con il rigoglioso e virtuosistico movimento vegetale, denunciano la loro appartenenza alla seconda metà del Settecento. Ne consegue che per buona parte del XVIII secolo, la facciata risultava incompleta, una condizione comune a tutte le grandi chiese di Modica.
La grande storia e i suoi riflessi nell’architettura
Il contratto con cui il maestro messinese Simone Giannetto si obbligava a costruire l’arcone maggiore della chiesa di San Pietro (5 novembre 1571), oggi probabilmente nascosto dalle integrazioni settecentesche, segue solo di quattro giorni l’arrivo a Messina della grande flotta reduce dalla battaglia di Lepanto.Si può facilmente immaginare che l’approvazione del progetto per l’arco, ampio otto metri per sedici di altezza, fosse stato direttamente condizionato dall’avvenimento. Questo tipo di correlazioni tra l’attualità e le commissioni architettoniche o artistiche è comune a molti altri episodi della Contea, manifestando una partecipazione pubblica alla politica del Mediterraneo.
La grande storia e i suoi riflessi nell’architettura
Alle spalle di un fronte liberty, quello del cinema Moderno, si trova la commenda modicana dei Cavalieri di Malta. La partecipazione ad avvenimenti epocali come la battaglia di Lepanto era direttamente correlata al fatto che molti giovani aristocratici erano anche Cavalieri di Malta e partecipavano personalmente alle campagne militari del Mediterraneo.
Esercizi costruttivi e disegni moderni: le cappelle
Nel corso del tempo, sfondando i muri perimetrali si aprirono nuove cappelle, inizialmente non previste. I nuovi spazi e gli altari sintetizzano le molteplici storie e le vicende dell’architettura locale nella cosiddetta età del barocco. Tra gli esempi più interessanti è la cappella con copertura a padiglione, datata 1620 e trattata con partiture geometriche in pietra a vista: un’opera realizzata dai maestri ragusani Teodoro e Vito Dierna. La qualità dell’intaglio della pietra mostra una padronanza tecnica che ancora non ha trovato spiegazioni sicure.
Esercizi costruttivi e disegni moderni: le cappelle
I binati di colonne che incorniciano le cappelle, già progettati nel Cinquecento, sono stati ricostruiti o rivestiti con modalità decorative seicentesche e contribuiscono a sottolineare lo sfarzo barocco dell’interno.