Un’entrata così imponente, non può che farci riflettere sulla possibile identità del suo committente, in stretti rapporti con la corte imperiale.
L’ingresso, che richiama gli archi di trionfo romani per la presenza di un arco onorario a tre fornici, collegava la villa tardoantica alla via pubblica che congiungeva Catania ad Agrigento. Le sue particolari caratteristiche, non riscontrabili in altre ville romane coeve del IV sec d.C, sottolineano la duplice funzione, privata e di rappresentanza, che la residenza doveva ricoprire. L’aspetto privato era dato dalla presenza di porte a doppio battente che ne chiudevano l’accesso. Il collegamento alla tradizione decorativa degli archi trionfali ed onorari romani è dato, anche, dalla presenza di doppie fontane, che costituiscono un ninfeo.
Un’ulteriore attenzione agli elementi estetici era data dalla trabeazione che correva al di sopra degli archi nella quale erano inseriti riquadri dipinti o nicchie.
Una commistione di raffinata eleganza
Il sontuoso aspetto del portale monumentale era, inoltre, arricchito, sul fronte meridionale, dalla presenza di due fontane costituite da vasche rettangolari decorate, al loro interno, da un mosaico a tessere bianche chiuso, nella parte superiore, da una fascia con raffigurazioni di volatili e racemi. Quest’ultima doveva acquisire un maggiore effetto coloristico, agli occhi di chi entrava, derivato dai getti d’acqua provenienti dalle nicchie absidate sovrastanti. Il rivestimento esterno, affrescato a finti marmi, rievocava la destinazione pubblica dell’architettura e l’alto profilo del proprietario della villa tardoantica.
Un programma iconografico incentrato sul tema militare
Tutt’oggi è possibile scorgere scene, a carattere militare, sui resti dell’intonaco che ricopre, ancora, i piloni situati accanto ai fornici laterali del maestoso ingresso monumentale. La pittura parietale, più distinguibile, che raffigura un signum è situata sul fronte orientale ed è preceduta, sul muro di recinto del piazzale, da tracce di una sequenza di cavalieri al trotto diretti verso l’ingresso.
Il signum è un elemento portato da ogni centuria sul campo di battaglia e si compone di una serie di dischi disposti su un’asta. La particolarità di quello che i restauri parietali ci hanno restituito, con particolare vividezza di colori, alla Villa romana del Casale, presenta anche busti inseriti, ciascuno, in un tondo, tipici della ritrattistica romana finalizzata alla propaganda politica e imperiale.
I recenti interventi di pulitura degli affreschi parietali hanno reso possibile l’individuazione di due signa, di cui uno meno percepibile, sul lato sud e, altrettanti, disposti sul versante occidentale del portale, anche se non chiaramente individuabili a prima vista. Ognuno si inserisce in una specchiatura rettangolare delimitata da grandi quadri rettangolari delineati da una lista nera, in cui sono percepibili tracce di figure panneggiate a grandezza naturale.
L’enigma dei ritratti
Uno tra i signa collocati ad est, accanto al fornice di destra, presenta clipei che, per alcuni studiosi, potrebbero rappresentare anche ritratti imperiali, tra i quali il busto dei due Augusti e quello dei Cesari della prima tetrarchia. Il più distinguibile è il terzo dall’alto, probabilmente Galerio, posto di tre quarti con una frangia scura e il volto allungato e arricchito da una corta barba, in voga al tempo. Ulteriori ipotesi li hanno ricondotti alle effigi di Costantino e della sua famiglia.
Corte porticata dell'ingresso (11 b-d)
Verso gli ambienti della villa tardoantica
Oltrepassando la soglia dell’ingresso monumentale si accede ad un’ampia corte che mette in relazione diverse parti della villa. Essa è arricchita da due fontane semicircolari, disposte sulla facciata settentrionale del portale, in modo speculare rispetto a quelle della facciata.
Lo spazio, caratterizzato da una pianta irregolare che ricorda un pentagono, ha una funzione di disimpegno tra il livello inferiore delle terme e il nucleo centrale della residenza tardoantica, al quale si accede attraverso il vestibolo sopraelevato. La compresenza di una parte centrale, interamente lastricata in pietra calcarea animata, un tempo, dagli zampilli di una piccola fontana di cui sono, tuttora, visibili i resti in marmo bianco, e di una fascia perimetrale decorata con un motivo geometrico a squame bicolori, evidenza la destinazione pubblica di questo luogo.
Attorno ad esso si erge un colonnato sormontato da capitelli ionici di cui solo sette colonne delle undici, che lo abbellivano con marmi venati, sono state restituite con elementi in struttura cementizia.
Una architettura convergente
La linearità del tratto orientale del porticato è interrotta dalla presenza di un avancorpo sopraelevato, introdotto da colonne poste su dadi in muratura e racchiuso da muretti ricurvi.
La soluzione di inserire architetture convergenti che si aprono sugli ambienti più importanti della villa. è un modulo ricorrente nella residenza.
Vestibolo (18)
Un mosaico figurato che celebra un committente di alto rango
Da questo ambiente, situato ad un livello sopraelevato rispetto alla corte porticata, si accede al nucleo principale della villa che si apre sull’ampio peristilio quadrangolare.
Il vestibolo introduce alla sequenza cerimoniale degli ambienti di questa ampia residenza di età tetrarchica ed ha carattere polivalente. La sua funzione pubblica è messa in risalto dalla scena raffigurata nel mosaico pavimentale al centro della stanza, di cui oggi sono visibili solo alcuni personaggi nella sezione nord. Essi, disposti su due registri, si presentano in abiti da cerimonia ed il capo cinto da corone vegetali intenti a celebrare una cerimonia di benvenuto in onore del proprietario. Tutti volgono, leggermente, il capo verso destra, dove si presume fosse rappresentato il dominus mentre faceva ingresso, scortato, nella sua dimora.
L’utilizzo a stanza di passaggio deriva, invece, dalla compresenza di un partito geometrico che delimita il quadro centrale e richiama quello della corte antistante.
La silenziosa presenza di una teoria di armati
Sulle pareti, una partitura geometrica a rettangoli, racchiudeva figure di armati, che indicano l’importanza dell’ambiente.
Nella zona mediana della parete est, è ancora possibile scorgere dei lacerti di affresco in cui si distinguono le parti terminali delle gambe di una figura maschile con calzari ai piedi.