A Palazzolo esistono importanti tracce, precedenti al terremoto, dell’uso di mensoloni scolpiti. Si tratta del trait d’union con la prassi che si istituzionalizza e si diffonde l corso del Settecento e che prevede la realizzazione di numerose architetture-parlanti. La più importante e imponente nella città è quella del grande e lungo balcone di palazzo Judica-Cafici, oggi Caruso, con i suoi ventisette mensoloni figurati. Qui, a un primo registro di maschere si sovrappongono mensole fitomorme, con ridondanti foglie d’acanto, o talora con raffigurazioni mostruose.
Il balcone di Palazzo Caruso
Tra gli esseri mostruosi compaiono anche dei mitologici grifoni, il cui valore araldico e i significati sottesi nell’integrazione di un’aquila e di un leone, denotavano potenza e dominio.
Un tema di successo
La nascita del genere sembra prevalentemente legata al mondo cinquecentesco, quando in Sicilia comincia a prevalere l’esigenza del balcone in pietra su mensole come consuetudine abitativa e sociale. Il trattamento scultoreo e le iconografie selezionate rimandano a repertori decorativi in uso presso le maestranze artigiane composte da ebanisti o da intagliatori. Spesso è possibile anche individuare direttamente le fonti grafiche a cui ci si era ispirati: tavole con maschere grottesche, o con erme ispirate a testi come le Metamorfosi di Ovidio.
Un tema di successo
I registri espressivi delle mensole si articolano in un catalogo ampio ma la preferenza sembra accordarsi quasi sempre sui canoni del mostruoso, del bizzarro, del grottesco e dell’irriverente.
I significati sfuggenti e quelli certi
L’eventuale componente narrativa e simbolica delle raffigurazioni ci è troppo spesso preclusa, ma è possibile che nella maggioranza dei casi si trattasse solo dell’esposizione pubblica di una certa inventiva artigianale, atta a incuriosire i passanti o rendere accettabile l’incomoda sporgenza che con le sue ombre e risalti rendeva meno leggibile il disegno complessivo della facciata. Se i modelli incisi rendono comprensibili le dirette analogie con quanto si costruiva in luoghi lontani (per esempio in Salento) non neanche raro trovare raffigurazioni identiche, anche come manifattura, giustificabili con il lavoro di botteghe di maestranze specializzate.
I significati sfuggenti e quelli certi
Il reale significato delle raffigurazioni è stato oggetto di esercizi interpretativi o di analisi antropologiche. Quasi sempre, tuttavia, il significato primario prevale poiché l’ostentazione, la profusione decorativa e l’opulenza delle forme costituivano il vero obiettivo.
Il prestigio del balcone
Le dimensioni esorbitanti del balcone di palazzo Caruso indicano l’esistenza di ulteriori fattori sociali molto peculiari nell’intero comprensorio del Val di Noto. Così non è difficile immaginare processi di emulazione e di vere e proprie gare tra possidenti. Il balcone con le sue raffigurazioni costituiva un elemento imprescindibile e allo stesso tempo flessibile, adattabile cioè alle immediate esigenze funzionali della famiglia, quanto a quelle più strettamente simboliche o legate all’affermazione o rivendicazione di uno status.
Il prestigio del balcone
Presumiamo che l’impegno finanziario per questo tipo di definizione scultorea non fosse un fattore trascurabile: dimensione e artificiosità dei temi denunciavano quindi anche l’investimento economico relativo.
Invenzioni e regole
Il palazzo Caruso si presta anche a delineare un ulteriore aspetto della pratica artigianale locale. Il portale, a fasce di bugnato liscio, richiama quello del palazzo comunale di Siracusa, a sua volta ripreso da una tavola del Vignola; l’impressionante sequenza di volti mostruosi e grotteschi accoglie ulteriori e differenti suggestioni a stampa. Per quanto riguarda la decorazione, gli artigiani non procedono per selezione di modelli, quanto per accumulazione: così è possibile trovare a fianco esempi ascrivibili a repertori cinquecenteschi e soluzioni più recenti e aggiornate.
Invenzioni e regole
Nell’incastro dei triglifi dorici posti sotto il balcone, il gioco degli esecutori sembra quello di provare a sostituire le metope della tradizione classicista con le mensole figurate e tentare una connessione tra mondi distanti ma non inconciliabili.