A questi ambienti si accede dal versante meridionale del grande ambulacro biabsidato detto “corridoio della grande caccia”. La loro struttura si differenzia, per ampiezza e disposizione, rispetto all’atmosfera riservata che connota quelli disposti sul fronte nord, attraversato dal percorso privato discendente. Anche le scene che si dispiegano in alcune stanze ripercorrono temi già presenti in altri luoghi della residenza tardoantica attraverso l’utilizzo di miti diversi o raffigurazioni connotate da paesaggi idilliaci o realistici.
Un’area di passaggio semicircolare con eroti pescatori e giovani impegnati in gare atletiche (40)
La particolare forma a semicerchio di questo portico, riscontrabile anche in residenze dell’aristocrazia senatoria e in alcuni esempi dell’architettura africana, introduce agli appartamenti padronali sud e si pone in stretto collegamento con la stanza di Arione,di cui riprende il tema marino del mosaico pavimentale.
Sulla parete occidentale un piccolo ninfeo a cascata, racchiuso da una nicchia semicircolare, si dispone in asse con lo spazio antistante, anch’esso contraddistinto da uno scenografico sfondo marittimo.
L’ambiente presenta un ornato musivo, delimitato nel perimetro da una linea d’orizzonte costituita da una successione di ville marittime alle cui spalle si sviluppa una fitta e diversificata flora mediterranea. Al centro, la rappresentazione è animata da una serie di eroti pescatori disposti su imbarcazioni o immersi in acqua, circondati da una grande varietà di pesci e intenti ad utilizzare diverse tecniche di pesca, all’epoca conosciute, come in una grande cartografia didascalica.
Gruppi di figure in azione sulle pareti curvilinee dell’atrio
Nell'intonaco superstite del tratto parietale meridionale, si scorgono le sagome di figure giovanili che richiamano i temi sportivi rappresentati nel mosaico pavimentale della stanza delle palestrite. Le scene, contenute, in origine, in ampi riquadri, dovevano alternarsi a lesene arricchite da un motivo vegetale ad intreccio.
Un'aula in cui riecheggia il potere pacificatore del suono della cetra su creature marine (41)
L’ambiente di forma rettangolare caratterizzato da ampie dimensioni, rispetto alle stanze adiacenti, conserva un mosaico pavimentale che raffigura, pressoché integro, un tiaso marino, con soggetti che richiamano quello che compare nel mosaico del frigidario, ma da cui si differenzia per le pose più movimentate dei personaggi e la composizione centripeta e serrata.
Al centro campeggia, sul dorso di un maestoso delfino, la figura di Arione che, con il suono della sua cetra richiama a sé Ittiocentauri, Tritoni e Nereidi, oltre ad una moltitudine di animali acquatici e terrestri muniti di coda di pesce e governati da eroti.
Al di sopra del mitico citaredo due amorini in volo tendono un drappo che, con il suo movimento, sembra richiamare il panneggio di una delle ninfe, adagiate sugli scogli, intente ad ascoltare la sua melodia.
Il padre di tutte le acque
Nell’ornato musivo dell’abside, restano i lacerti di una monumentale testa di Oceano, del quale si intravvedono la folta barba e la bocca da cui fuoriescono pesci. L’immagine suggerisce una simbologia universale: la divinità marina distribuisce l’acqua a tutta la terra che, seguendo un ciclo naturale, si riversa, in seguito, nelle acque dei fiumi distribuendo prosperità. Nell’iconografia antica, Oceano veniva rappresentato come un vecchio dalla lunga barba e con le corna di toro, come le divinità fluviali; talvolta, però, era coronato da chele di crostaceo e circondato da mostri degli abissi, similmente alle divinità marine.
Un luogo adibito ad una cerchia ristretta di persone intriso di un messaggio edificante
L’aula spaziosa, introdotta da due colonne che inquadrano l’ingresso, sottolinea l’importanza del suo utilizzo da parte del dominus, forse come diaeta, per ospiti dal profilo più riservato o biblioteca. Il messaggio edificante che traspare dal potere della musica in grado di attirare creature marine, si lega alle tematiche inerenti alla vittoria della ragione sulle forze irrazionali della natura, già presente in altri mosaici della villa. Inoltre, le frequenti rappresentazioni di paesaggi marini rimandano a paesaggi ideali dal momento che l’edificio si rivolge, essenzialmente, verso il suo interno.
La sala di Arione si ricollega, attraverso un sistema di rispondenze, alla diaeta di Orfeo (35), per la similitudine di struttura e di soggetto musivo, ma se ne differenzia per il suo carattere privato.
Una musica per pochi
Nei percorsi che attraversano gli ambienti della villa, si riscontrano scene dal tema musicale accomunate da iconografie che evocano la virtus del dominus e riferimenti legati al suo universo culturale. Tra gli studi associati alla funzione di alcuni spazi della residenza tardoantica, non è venuta a mancare l’ipotesi di una stretta correlazione tra la sala di Arione e la diaeta di Orfeo, per il soggetto dal significato sotteso negli ornati musivi.
Arione è ricordato dalle fonti come colui che per primo compose un ditirambo, il canto corale in onore di Dioniso. La lirica, nelle sue manifestazioni corali, ben si presta a sottolineare un carattere più riservato rispetto alle esibizioni poetiche e musicali legate al metro dattilico, storicamente riconducibile ad Orfeo. Per tale ragione la sala di Arione, per posizione e caratteristiche architettoniche si colloca nel contesto dell’appartamento padronale, isolata dalle stanze di ricevimento ufficiali di ubicazione pubblica.
Sullo sfondo di un paesaggio collinare una scena rappresenta l’eterna lotta tra ragione e passione (42)
All’interno degli ambienti della Villa romana del Casale, si dispiegano alcuni filoni interpretativi legati tra loro. Uno spazio rettangolare, che si apre sulla parete settentrionale del portico semicircolare, con funzione di vestibolo per una stanza ad esso collegata, ospita un ornato musivo dal significato allegorico ricollegabile, per il tema trattato, al mito di Ulisse e Polifemo, rappresentato nel mosaico dell’anticamera dell’appartamento padronale nord.
La mitica lotta tra Eros e Pan è simbolicamente collegata alla vittoria dell’anima umana che prevale, mediante l’astuzia, sulle passioni. Una marcata linea di confine delimita il campo in cui si svolge la scena, al centro della quale è raffigurato un tavolo su cui sono disposte corone gemmate contenenti rami di palma, mentre al suolo sono posati i premi in denaro.
L’azione viene seguita da due gruppi di figure, posti alle spalle dei due protagonisti, con ritmo ascensionale. Al seguito di Eros si riconoscono due fanciulli e tre donne, tra le quali, forse, la domina, mentre, alle spalle di Pan, parteggiano come spettatori gli esseri mitici della cerchia dionisiaca. I due contendenti, posti in primo piano, si scontrano in presenza di Sileno che rappresenta l’inviolabilità del giudizio arbitrale per la corona di fiori che cinge il suo capo.
Uno scontro dai molteplici significati
Nel mito, Eros esce vittorioso dal combattimento a simbolizzare la superiorità del sentimento dell’amore sulla forza bestiale. La dualità di Pan, il dio-capra mezzo uomo e mezza bestia, lo caratterizza come emblema dell’amore istintivo, di una sessualità prorompente e selvaggia. L’animalità di Pan è ciò che nella natura sfugge all’uomo. Affrontare Pan vuol dire combattere la natura selvaggia, le sue insidie, le paure che suscita; ma la natura antropomorfa di Pan evidenzia che questa divinità non appartiene a una bestialità primitiva, quanto piuttosto a una animalità che è entrata nella storia, che si situa fra animalità bestiale e passionalità umana, fra spazio selvaggio e città. Il tema del combattimento tra Eros e Pan evoca, dunque, una pluralità di significati: lo scontro, e la vittoria, dell’amore sull’istinto, dell’astuzia sulla forza bruta e anche dell’amore sulla guerra.
Un gruppo di giovani si cimenta in rappresentazioni sceniche (45)
L’aula, composta da un cubicolo con alcova ad abside, per i temi iconografici contenuti nel tappeto musivo, riporta al ricco palinsesto di ludi che si svolgevano a Roma e alle feste primaverili celebrate nell’Urbe, legate ai riti di fertilità della terra.
Lo spazio rettangolare, che accoglie il visitatore, si distingue per il suo mosaico pavimentale da cui emergono cinque rappresentazioni sceniche, a diverso tema. Il registro superiore raffigura il momento conclusivo di un’esibizione di musici quasi tutti disposti su una pedana.
Una seconda pedana d’azione, dai tratti più marcati, occupa il secondo registro, animato da un coro di fanciulle, dalla melodia di una tibia suonata da una giovane e da un mimo comico, rappresentato da due giocolieri che chiudono la scena sull’estrema destra.
L’ultimo registro, da sinistra, doveva contenere una coppia di personaggi da tragedia, dei quali si intravede solo la parte inferiore. A seguire, un giovane poeta declama versi a una ragazza, accompagnato dal suono di una lira.
I quadri dei due ambienti sono divisi da un tavolo, su cui poggiano i premi per il trionfatore dei ludi scenici: rami di palma e ghirlande di rose inseriti in corone cilindriche delimitate, su ciascun lato, da un sacchetto contenente denaro.
Una rappresentazione legata alle feste pagane di primavera
L’ornato musivo del vano absidale, custodisce una raffigurazione ancora ben leggibile. Su uno sfondo con tralci recisi colmi di rose, su cui campeggia un tronco spoglio, una dama e una fanciulla risaltano al centro della scena, sedute su ceste capovolte ed immerse a realizzare ghirlande di rose.