Con atto di fondazione del 12 marzo del 1614 don Francesco Branciforte e donna Giovanna d’Austria avviarono la costruzione del complesso monastico di San Benedetto, ispirandosi al modello tipologico di quello catanese di San Nicolò l’Arena in corso di ultimazione. Anche quest’opera “pubblica” rientrava nel progetto di espansione della Terra di Militello verso l’altopiano in relazione ai due assi viari di via Leone (oggi Porta della Terra) e via delle Botteghelle (oggi Umberto I). I lavori iniziati nel 1616 furono completati nel 1646;tuttavia solo nella seconda metà del ‘600 si ultimarono gli ambienti del monastero, la “Nave” e poco prima del 1693 il cappellone.
Il monastero
Questo cenobio presenta: corridoi lungo il chiostro; balconi e finestre seriali per le celle; sviluppo su due elevazioni, grandi sotterranei e seminterrati per tutti i locali di servizio e di magazzino. Il prospetto, ritmato dall’ordine gigante tuscanico, mostra una misurata ripartizione di finestre di vario disegno, di oculi ovali e di balconi; in particolare quello centrale si lega al portone, costituendone la tribuna d’onore. Le modanature architettoniche sono arricchite da volute, cartocci, putti, mascheroni, conchiglie, festoni, secondo il sontuoso lessico decorativo dei lapidum incisores. I prospetti laterali hanno un impianto semplificato.
Il chiostro
Il chiostro è un esempio di “non finito” e mostra le tracce di imposta per la sua realizzazione riproponendo, forse, il celebre chiostro di S. Nicolò L’Arena dell’architetto Giulio Lasso.
La chiesa
La chiesa, a navata unica (profondo presbiterio e tiburio alla crociera), ha tre cappelle per parte, divise da tratti di muro in relazione a vani ciechi. Questi furono realizzati, forse, per la sepoltura dei signori di Militello, come attesta quello ove riposano le spoglie di don Francesco. Il prospetto segue il progetto originario solo per i primi due ordini, poiché il terzo ed il coronamento crollarono con il terremoto e si ricostruirono, con diverso disegno, nella prima metà del Settecento. Il finestrone superiore è decorato da larghe bugne a graticcio, repertorio tipico dei lapicidi locali del Seicento. Il portale centrale, con coronamento a timpano spezzato, mostra la targa marmorea della conclusione dei lavori nel 1646 ad opera di donna Margherita, figlia del principe Francesco, e del marito Federico Colonna.
I culti
Il Martirio di S. Sebastiano (Ignoto del ‘700) e S. Rosalia intercede presso Cristo per la fine della peste a Palermo (Matteo Desiderato, XVIII secolo) accolgono il fedele, proteggendolo dalla peste che aveva flagellato Militello nel 1572. Nel 1721 l’immagine di Gesù Bambino, un quadretto collocato sulla sommità di un coevo altare a gradienti in legno dorato, pianse (dicitur) divenendo meta di pellegrinaggi. La cappella è decorata con i Misteri della vita di Gesù e della Vergine. La seconda cappella sinistra accoglie l’Ultima comunione di S. Benedetto (1741), pala del pittore romano Sebastiano Conca, che aveva già operato nel monastero catanese.
Sepolcro di don Francesco Branciforte
All’interno della cappella del “SS. Bambino” una “Machinetta Marmorea”, realizzata nel primo ventennio del ‘700, è il sepolcro del principe fondatore, morto per veneficio nel 1622, delle sue due figlie Caterina e Flavia, del nipote Antonio Colonna e del fratello Vincenzo, abate di Santa Maria di Nuova Luce a Catania.
Altare della Madonna della Vittoria
Nel braccio destro del transetto, proveniente dalla cappelletta del castello, fu collocata la statua in legno policromo della Madonna del Rosario (o della Vittoria), dei primi del ’600 di scuola napoletana. Si racconta che fu commissionata da donna Giovanna d’Austria per ringraziare la Vergine della vittoria riportata dal padre, don Giovanni d’Austria, contro i Turchi a Lepanto (1571).
Il coro
Nel presbiterio, ricostruito insieme all’ultimo ordine della facciata (dopo il terremoto del 1693) su disegno dell’architetto locale Antonino Sciré, dietro l’altare maggiore a marmi mischi del sec. XVII è un imponente coro ligneo del 1730-1734, con Storie della vita di S. Benedetto con i Santi Mauro e Placido, i Misteri Dolorosi e Gaudiosi e i quattro Evangelisti. A corredo vi è un leggio per gli antifonari settecenteschi, conservati nella chiesa, e due candelieri coevi. Sovrastava il coro la pala del Trionfo dell’ordine benedettino del 1646, opera del pittore militellese Giovan Battista Baldanza jr.