La sera del sabato Santo, verso le 22, a Ferla è un continuo sbucare da tutte le vie e traverse. Tutti i Carusi guidati a vista dai propri genitori si schierano ordinati nella parte bassa dell'abitato lungo il corso principale, accanto alle chiese più antiche della comunità. Tutti a Ferla partecipano alla festa del fuoco che annunzia la resurrezione del Cristo. Si tratta della Ciaccariata, ancora oggi viva nella memoria di ogni ferlese e segno identitario. Sono generalmente le persone più anziane a preparare le ciaccare, fiaccole, infatti nei giorni che precedono la Pasqua, i fianchi della valle dell'Anapo e di altre cave vicine vengono invase dai raccoglitori di serracchio, a liama . Si sceglievano con pazienza gli steli più adatti per realizzare le torce. Alle 23 del sabato Santo, la statua di Gesù portata a spalla dai devoti viene trasferita dalla chiesa di San Sebastiano verso i Cappuccini. La processione del Cristo è accompagnata dalla ciaccariata, ovvero la festa della luce, preludio alla Paci, l'incontro fra Maria e Gesù, che si svolgerà la Domenica di Pasqua.
La produzione del carbone di leccio a Ferla e il bosco di Giambra
“U craunaru” era un seminomade, costretto per alcuni periodi a insediarsi nei boschi per scegliere la legna da tagliare. L’aia carbonile è il luogo dove costruire “u pagghiaru”, una precaria abitazione fatta di legno e paglia che il carbonaio condivideva con i compagni di lavoro per tutto il periodo necessario alla produzione del carbone. Nel periodo primaverile, la legna tagliata veniva trasportata con muli e asini nell'aia carbonile il cui terreno doveva essere al riparo dai venti e con superficie irregolare per costruirvi la carbonaia, ufussuni. Si iniziava ad accatastare al centro grossi ceppi, disposti a forma di parallelepipedo in modo da realizzare il camino o canale di accensione. L'arte del fuoco nascosto cioè il mestiere di carbonaio era abbastanza redditizio perché in passato si faceva largo uso del carbone per cucinare, per riscaldare le abitazioni e per stirare. Alcune resistenze culturali ne ricordano l'importanza,“avere u crauni bagnatu” si diceva di persona menzognera, traeva origine dai carbonai che per fare pesare di più il carbone di leccio lo bagnavano. Ancora oggi in tutti gli Iblei sono comuni cognomi come Carbone o Carbonaro che ci ricordano questa antica arte.
La vecchia ferrovia Siracusa Vizzini Ragusa
La stazione di Cassaro
Dopo la realizzazione della linea ferrata Avola Noto Scicli, gli abitanti dei territori interni rimasero esclusi da qualsiasi collegamento su rotaia che a quei tempi costituiva praticamente l'unica possibilità di collegamento veloce con il mondo esterno. Verso la fine del 1883, su iniziativa del consiglio comunale di Siracusa si formò un comitato per gli studi e l'attuazione della ferrovia Siracusa Vizzini Ragusa. A giugno del 1911, a Roma si costituisce la società anonima per le ferrovie secondarie della Sicilia che chiede la concessione alla costruzione e all'esercizio accordata con regio decreto numero 697. La costruzione viene divisa in 6 Lotti: Siracusa - Solarino, Solarino- Sortino Fusco, Sortino – Fusco - Palazzolo, Palazzolo - Giarratana, Giarratana - Ragusa, Giarratana – Vizzini, per un totale di 124 km. Per richiamare passeggeri la SAFS sfrutta la suggestione di luoghi attraversati dal trenino e il traffico passeggeri cresce nettamente, specie a causa delle richieste di treni straordinari per la fermata presso la Necropoli di Pantalica, sito che ebbe la sua consacrazione turistica nel 1933 con la visita di Sua Maestà Vittorio Emanuele III. Il 30 giugno del 1956, la ferrovia verrà smantellata. Il percorso è lungo 13 km e si può percorrerlo a piedi o in bici prenotando presso l'ente gestore.
Itinerario: A
Località attuale: Pantalica (Cassaro, Ferla, Sortino)